Glossario

 

 

 

 

bside

Struttura architettonica a pianta semicircolare, poligonale, lobata e spesso trilobata, fornita di volta a catino. 

Di norma si apre sul fondo della navata centrale della chiesa, ma si trova anche sul fondo delle navate laterali o del transetto 


 

 

rco a tutto sesto

L'arco a tutto sesto in architettura (sesto è l'antico nome del compasso) è la denominazione di un arco a sezione semicircolare unica e completa (180º). Costituisce il fondamento architetturale delle volte a botte. Originariamente era costituito da una sequenza di cunei in adobe, mattone o pietra.

Dal punto di vista della distribuzione statica delle forze, esso fa sì che tutti i suoi punti lavorino in compressione e il peso degli elementi da lui sorretti, oltre che il proprio, si distribuisce in modo da gravare sulla struttura di appoggio. Ciò significa che le basi di appoggio debbono essere realizzate massicce per sostenerne tutto il peso.


 

 

rco a sesto acuto

Arco a sesto acuto o arco ogivale in architettura è la denominazione di un arco la cui sommità è appuntita e non tonda come l'arco a tutto sesto. È un elemento caratteristico dell'architettura gotica.

L'arco a sesto acuto è un elemento centrale dell'opus francigenum o architettura gotica. Il suo utilizzo aveva motivazioni sia formali che costruttive. Di fronte all'allora dominante tecnica dell'arco a tutto sesto, l'arco a sesto acuto significava un avvicinamento a quelle forme di arco, che corrispondeva alla distribuzione delle forze nella parabola.

I primi archi a sesto acuto si trovano già nell'architettura islamica, in particolare ai tempi degli Abbasidi, nell'architettura bizantina, nel romanico siculo normanno sin dal 1072, e nell'architettura borgognone, verso il 1088, con gli inizi della costruzione della terza abbazia di Cluny, si utilizzò per le arcate e le volte gli archi a sesto acuto. Molte costruzioni successive del XII secolo in Borgogna seguirono questo esempio l. Nell'architettura gotica sacra (Basilica di Saint Denis) gli archi a sesto acuto vennero utilizzati già dalla prima metà del XII secolo.[6] Dalla Francia la forma dell'arco a sesto acuto si diffuse verso il 1200 alla Germania e fu utilizzato fino agli inizi del XVI secolo e secoli dopo fu ripreso con il neogotico


 

 

 

ifora

La bifora è un tipo di finestra.

È divisa verticalmente in due aperture, divise da una colonnina o da un pilastrino su cui poggiano due archi, a tutto sesto o acuti. A volte viene poi incorniciata da un ulteriore arco e nello spazio tra i due archi è inserita una decorazione, uno stemma, o un'apertura circolare.


 

 

 

 

 

 

 

ampata

Distanza tra due appoggi o piedritti consecutivi di ponti, portici o altre strutture ad archi, ma anche di teleferiche, di linee aeree elettriche o simili; (particolare) ognuno degli spazi in cui è divisa la navata di una chiesa dall' incontro degli archi longitudinali e traversi; anche la struttura compresa tra due di questi elementi 


 

 

 

 

 

apriata

Le capriate sono strutture piane composte da elementi lineari che sostengono le falde di una copertura. 

Sono strutture che si basano sul principio del triangolo indeformabile in cui l'asta orizzontale assorbe le spinte delle aste inclinate (puntoni).


 

 

 

 

 

 

 

 

appelle (o cappellette) radiali

Nell'architettura religiosa una cappella radiale, dal francese Chapelle Rayonnante, è una cappella, generalmente avente la forma di abside, che si allunga lungo i raggi sviluppatasi dal centro dell'abside principale della chiesa, spesso formando una corona di cappelle intorno all'emicidio dell'abside.


 

 

iborio

Ciborium coppa da bere- dal greco kilorion 'fave egizie', poi coppa con forma di quel futto di origine egiziana.

In architettura- edicola di marmo, sostenuta da quattro colonne contenenti l'altare.

Nelle antiche chiese cristiane era detto tabernacolo contenente la pisside con le ostie consacrate.


 

 

 

acciata a salienti

La facciata a salienti, o più in generale copertura a salienti, è un termine architettonico usato per definire la forma della facciata di un edificio, solitamente una chiesa, quando la copertura presenta una successione di spioventi posti a differenti altezze.

Generalmente, durante il Romanico, la facciata esterna della basilica veniva costruita con pietre non lavorate; per l'abbellimento, venivano usate pietre provenienti da altri edifici (ad esempio: si consideri i fregi sul lato del Duomo di Teramo, raffiguranti armi dei romani; ciò suggerisce che le pietre fossero state prelevate dall'antecedente anfiteatro romano.).


 

 

ornice

Il termine Fornice può indicare sia ogni costruzione arcuata a volta formata da archi sia gli stessi ambienti coperti da esso; quindi indicava quei locali che si trovavano sotto il livello stradale, spesso luoghi di corruzione.


 

onofora

La monòfora è un tipo di finestra sormontata da un arco con una sola apertura, solitamente stretta.


 

 

 

 

artecee

Il termine deriva dal latino narthex.

In architettura è parte della basilica paleocristiana e bizantina (6-7 secoli del Cristianesimo)


 

 

 

annelli erratici

I pannelli con storie dell'infanzia di Cristo; i fregi, i leoni: fortuna critica e soprattutto quelli figurati, dei quali si cercò di decifrare il significato recondito


 

 

 

iedritto

In architettura qualsiasi struttura resistente verticale con funzione di sostegno (come colonne, pilastri)


 

 

 

rotome

Parte interiore- collo ecc.

Nell'arte antica elemento decorativo costituito dalla testa, talora anche con parte del busto, di una figura umana o animalesca o fantastica


 

 

uadrifora

La quadrifora è un tipo di finestra.

È divisa verticalmente in quattro aperture, divise da tre colonnine o da pilastrini o altro, su cui poggiano quattro archi, a tutto sesto o acuti. A volte viene poi incorniciata da un ulteriore arco e nello spazio tra gli archi è inserita una decorazione, uno stemma, o un'apertura circolare.

Meno ricorrente della bifora e della trifora fu comunque usata nel periodo Romanico, Gotico, e Rinascimentale. In seguito venne per lo più abbandonata per tornare in auge nell'Ottocento, nel periodo dell'eclettismo e della riscoperta degli stili antichi (neogotico, neorinascimentale...).

Rispetto alla trifora era in genere usata per aperture di dimensioni maggiori e maggiormente ornate. Appare in torri e campanili, nei piani più alti, dove è necessario alleggerire la struttura con aperture più ampie.


 

 

 

osone

Il rosone è un finestrone decorativo di forma circolare applicato alle facciate delle chiese di stile romanico e gotico.

È una vetrata tonda presente sull'asse della navata principale, talvolta anche di quelle secondarie, o in corrispondenza di cappelle o bracci trasversali, di fronte alla quale è posto un traforo in pietra quasi costantemente costituito da colonnine disposte radialmente, a partire da un nucleo centrale, e raccordate da archetti.

La forma circolare e la gamma cromatica disponibile hanno permesso a mastri vetrai di creare opere d'arte sacra raffigurando, sotto forma di icona, passi del Vangelo.

Il rosone, aperto sulla fronte delle chiese, è un elemento decorativo, risultante dalla composizione attorno a un centro o a un sistema di assi radiali di motivi geometrici ispirati alla flora variamente stilizzati, posto al centro di spazi regolari simmetrici, come per esempio nei soffitti e nelle volte.


 

 

 

 

putaracemi

Dal greco 'lo scorrere della forza dell'Universo'.

Parata e mascheroni sputaracemi, sono presenti in trionfi 


 

 

iburio

Struttura esterna che copre la superficie curva della cupola dapprima a pianta poligonale, in edifici rinascimentali ebbe pianta circolare come la calotta interna.


 

 

 

 

ransetto

Nella chiesa cristiana a pianta longitudinale lo spazio che si sviluppa tra le navate e l' abside o il coro terminale traversalmente  all' asse principale della chiesa.

Nelle chiese a pianta chiaramente cruciforme (specie in quelle rinascimentali) ha una conformazione analoga a quella del braccio principale dell' edificio, all' incrocio  con il quale dà luogo a uno spazio centrale, detto crociera, su cui è innestata la cupola (nelle chiese latine è il braccio più corto della croce) 


 

 

rifora

La trifora è un tipo di finestra.

È divisa verticalmente in tre aperture, divise da due colonnine o da pilastrini o altro, su cui poggiano tre archi, a tutto sesto o acuti. A volte viene poi incorniciata da un ulteriore arco e nello spazio tra gli archi è inserita una decorazione, uno stemma, o un'apertura circolare.

Meno ricorrente della bifora, fu comunque usata nel periodo Romanico, Gotico, e Rinascimentale. In seguito venne per lo più abbandonata per tornare in auge nell'Ottocento, nel periodo dell'eclettismo e della riscoperta degli stili antichi (neogotico, neorinascimentale...).

Rispetto alla bifora era in genere usata per aperture di dimensioni maggiori e maggiormente ornate. Appare in torri e campanili, nei piani più alti, dove è necessario alleggerire la struttura con aperture più ampie.


 

 

etrate variopinte

Lo sviluppo della pittura tra il XII secolo e XIV secolo è condizionato dal rapido affermarsi dei sistemi costruttivi gotici. In gran parte delle nuove cattedrali le superfici vetrate sono ormai preponderanti rispetto a quelle in muratura e la necessità di decorare le pareti diventa quindi sempre più marginale. È per questo motivo che le antiche e consolidate tecniche del mosaico e dell'affresco vanno incontro ad un inevitabile declino. A tale declino fa riscontro il contemporaneo raffinarsi della pittura su vetro e la pittura su tavola, che già in epoca romanica aveva cominciato a svilupparsi con un certo successo. La sua realizzazione non è subordinata ad alcuna esigenza di carattere architettonico e ciò consente agli artisti di esprimersi in assoluta libertà. La pittura su vetro consiste nella realizzazione di vetrate colorate da applicare alle finestre e ai rosoni delle cattedrali. Essa costituisce uno dei prodotti più originali e caratterizzanti di tutta l'arte gotica.

Per poter dipingere delle figure era necessario disporre di colori che potessero far presa direttamente sul vetro. In Francia venne sperimentata la grisaille, una sostanza ottenuta da miscuglio di polveri di vetro e di ossidi ferrosi macinati e impastati con acqua e colle animali. 

Essa veniva spalmata sui vari pezzi di vetro da decorare e, una volta secca, aveva la particolarità di renderli opachi. Poi mediante uno stilo di legno si graffiava la grisaille riportando alla luce la trasparenza del vetro sottostante. Per fissare il dipinto era necessario ricuocere i singoli vetri in modo che la grisaille finisse di fondersi e amalgamarsi nella pasta stessa del vetro. Così facendo i contorni tracciati diventavano opachi, mentre le parti graffiate conservavano la trasparenza del vetro colorato.

Il modo di trattare i temi della pittura risente della mutata situazione storica, sociale ed economica. La borghesia cittadina è ormai animata da uno spirito di sempre maggiore concretezza e anche la sua visione del mondo e della vita cambia in modo radicale. Si assiste a una progressiva attualizzazione delle narrazioni sacre, nelle quali i personaggi delle sacre scritture appaiono vestiti con indumenti del tempo e i luoghi corrispondono a luoghi esistenti.

In Italia, diversamente da Francia, Inghilterra, Germania e Paesi Bassi, l'affresco, e in parte anche il mosaico, continuarono ad avere una vastissima diffusione. Nella simbologia religiosa la finestra permette il passaggio della luce soprannaturale, metafisica. Le vetrate richiamano, secondo la escatologia cristiana, gli splendori della Gerusalemme celeste dell'Apocalisse. La luce è lo spirito di Dio e la finestra è simbolo di Maria che brilla di luce divina. 


 

 

 

 

 

 

estwerk

È quella costruzione architettonica tipicamente medioevale di epoca carolingia che venne costruita a ridosso delle grandi chiese del Sacro Romano Impero